sabato 26 marzo 2011



È stata una serata fantastica, non mi divertivo così tanto da molto, molto tempo. Sono tornata a casa senza quel senso di pesantezza ed amarezza, e tutto grazie ai miei amici, e alla musica (ma va?). È stata una specie di sogno lucido, dove potevo tranquillamente far accadere quello che più mi piaceva. Mi sono sentita apprezzata, almeno per una volta. Non ho avuto sguardi indiscreti addosso, eccetto uno, decisamente poco importante. Ne parlerò più avanti.
Ero bella. Con i jeans e la t-shirt, e gli occhi libidinosi di alcuni ragazzi addosso. La velata timidezza che sfoggiavo sotto al palco. La finta timidezza. E poi, ancora, quell'antico senso di totale onnipotenza. E strafottenza. Tutti mi amano.
Tutti, tutti, tutti, tutti. Sono il dessert preferito di chiunque, il bocconcino, il dolce. Sono il veleno. Sono l'assenzio. Sono la tua mancanza. Sono ciò che provoca il tuo senso di insoddisfazione. Sono la crepa che c'è nel tuo cuore.
E sto tornando a vivere.

« Hai capito? Credeva che stessimo insieme! Ha detto "ma io credevo che stessi con Ludepressa!" » ha detto mio fratello, Lù.
« Ludepressa? »
« Mh! »
« Dille che - forse - quando avrà raggiunto il metro e sessanta di altezza, allora -e solo allora - forse potrà permettersi di parlarmi. »

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